
Testi critici
A prima vista, nella pittura di Grazia Taliani – una pittura che potrebbe ben definirsi la poesia (o, se si preferisce, la filosofia) delle piccole cose – colpisce subito la straordinaria varietà dei soggetti: si va dalla <<marina>> all'<<interno>>, dall'<<albero in fiore>> agli oggetti più disparati (testine di aglio, lanterne, vecchi sifoni, macinini da caffè, ecc.), messi in rapporto fra loro con molto equilibrio. Impossibile, però, ad una lettura più attenta, non rilevare altri punti caratterizzanti, quali la garbata struttura formale, il calore espressivo, l'unità di fondo, soprattutto le straordinarie doti di sintesi. Ogni elemento, inoltre, è profondamente motivato, carico di significati. È evidente che più che l'interesse per la rigorosa definizione dei soggetti prevale quello per la loro interpretazione, quasi si trattasse – come in effetti si tratta – di proiezioni di stati d'animo.
Appartata, poco – anzi, niente affatto – nota al pubblico, Grazia Taliani unisce alle doti tecniche un temperamento ed un'intelligenza di prim'ordine: tutto in lei è nitido, deciso, risolto in assoluta trasparenza. Si direbbe che il suo mondo è fatto di certezze, anche quando scandaglia i fondali marini, che ritrae ed offre in tutta la sua la loro timbrica luminosità, con molta freschezza, immuni dai limiti imposti dalla routine cui

1987 Mostra di Pittura Contemporanea, Castelnuovo (Palermo) Salvatore Amodei
generalmente soccombono tutti coloro che si richiamano ai valori formali della tradizione. In altre parole, pur muovendosi nel solco di una, sia pur autorevole, impostazione figurativa, la Taliani riesce a sfuggire alle soluzioni ovvie: come dire che riesce a sposare, certo con non poca abilità, armonie tradizionali con soluzioni più moderne. Ecco così spiegate la scioltezza del linguaggio, la duttilità del fraseggio e certe esuberanze cromatiche, ovvero, le ricorrenti diversità dei toni (ora sussurrati, ora accellerati sui ritmi più moderni, più intensi). Come riesce Grazia Taliani a <<piegare>> i modelli espressivi tradizionali ad esigenze espressive più vicine ai gusti d'oggi? Difficile a dirsi: forse perché non ubbidisce ad esigenze di mercato e dipinge solo per sé; forse perché non disposta a barattare consensi con concessioni al benché minimo affettismo; o fors'anche perché più e prima che il successo commerciale cerca nella pittura un modo per essere libera, libera di manifestare il proprio mondo di emozioni, le proprie urgenze interiori, le proprie avventure intellettuali. Certa è una cosa: ci riesce, con esiti sempre positivi, più che soddisfacenti. E per una autodidatta, non è di poco conto.Pontedera, agosto 1987

1988 Mostra a Pontedera, da "La Memoria delle Cose" di Dino Carlesi
"Una profonda esigenza di felicità"
Per Grazia la pittura (può) rientrare (in un certo) intimismo di famiglia come un nuovo elemento essenziale di coesione e, contemporaneamente, di costruttiva divergenza, ponendosi come un modo per esprimere fermenti nascosti d'una ricca personalità: e tali fermenti si coniugano volentieri con gli oggetti e gli angoli di tutti i giorni, quelli più osservati e con i quali si è creato quel sottile legame di pensieri e di affetti che arricchisce le nostre giornate: sono le poltrone, i bricchi di cucina, le bambole, il paesaggio, i figli, gli alberi, tutti gli elementi di una vicenda quotidiana tenuta viva col soffio dell'amore, i sussulti della nostra resistenza contro la monotonia e l'oblio. È naturale che in questo caso – senza alle spalle un noviziato accademico specifico – l'impatto col mondo dell'"espressione", provochi il ricordo a tutta l'ingenuità istintiva di cui un artista può essere capace per adornare di stupore quasi infantile il tema proposto. È questa una "semplicità" voluta che solitamente accompagna i primi lavori quando importante diviene il momento del raccontare "per pittura" anziché della ricerca del linguaggio di quel "commentare", ma che può tramutare quel "limite" in positività e validità formale per la forza di autenticità che anima l'ispirazione e lo slancio esecutivo. Rientra in questa "storia" la
sua prima mostra siciliana dell'87 che tradiva l'impeto di una fioritura improvvisa di entusiasmi e di emozioni. Bisognava che l'entusiasmo si unisse ad un maggior rigore di elaborazione delle tematiche predilette, le quali sono rimaste, sì, sempre le medesime, ma ora capaci di farsi penetrare – come nodi e ingorghi da sciogliere – nelle loro radici di oggetti assetati di respiro e di storia: elementi che cessavano di porsi come oggetti della piccola storia abituale per attirarsi addosso attenzioni diverse di conoscenza onde farsi scoprire come simboli perenni di una "storia" che tocca tutti e che a tutti ricorda i limiti della comune fragilità e caducità.(…) A ben guardare si nota che su questo itinerario artistico della Taliani devono gravare chissà quali retroterra culturali e affettivi…Noi non ci meravigliamo affatto che le ore di matematica e fisica rappresentassero una specie di tormento e che si divertisse un mondo – in quelle ore – a guardare incantata le figure di Renoir e di Manet. … Ma la vita che urge ha sempre il sopravvento sui desideri irreali, e studi e figli e cento altre storie frenarono le gradite tentazioni del mondo della fantasia, fino al momento in cui un semplice pretesto – un viaggio, un'isola, una speranza – dilatò con violenza le pupille della pittrice, la riportò agli antichi amori per le albe intatte, le scogliere frammentate, il cerchio colorato del mare. Fu un attimo. Risalire alla terra e ai suoi simboli viventi o alle sue vene inorganiche fu un trapasso naturale mosso da curiosità intellettuale e dall'urgenza di nuove forme di socialità. Nasceva per Grazia un nuovo spazio di vita, il bisogno di un raccordo tra due tempi psicologici e temporalmente disgiunti, quello assai lontano di un'infanzia inibita e quello più recente che pur doveva recuperare gli stupori di quell'età, gli incantesimi di una stagione del cuore che tornava a rivivere e che non aveva più alcun timore di misurarsi con l'anagrafe!(…) Così è nato il miracolo delle composizioni che presentiamo. Tele che hanno una loro storia di mistero e di fascino: sia quando sulle pareti impossibili di una cucina luminosa rami e ceramiche partecipano ad una specie di "fiaba descrittiva", sia quando la variegata ruota del pavone espande in circolo un suo imperioso bisogno di civetteria coloristica… È la medesima logica che anima i "rituali quotidiani", in cui le sedie e le tazzine snobbano la legge di gravità e trovano la loro misura nel rituale riproporsi in ogni occasione di spazio e di intimità, con accordi tonali circostanti che uniscono il ricamo azzurro della parete al variare del marrone bruciato del pavimento. (…) Ogni tela della Taliani tende a porsi fuori norma: il "Braciere" è guardato dall'alto di un cielo che scardina ma esalta il primo piano della "Tinozza" seguita a contenere acqua e barchetta nonostante la sua poetica inclinazione tenda a sorprendere lo sprovveduto lettore. Evidentemente l'ispirazione vola sempre lontano, pretende un'assolutezza di visione tale da fare acquisire piena libertà a rapporti e ad equilibri solitamente tradizionali, facendo entrare nel gioco anche la verticalità dei pavimenti ("La tinozza") o le stesure veristiche del colore che pare voler riacciuffare per i capelli su certe tele la logica anti-illustrativa delle forme appena tradite!(…) Questa è la sua poetica e taluni accostamenti estetici e di scuole sarebbero possibili. Ma è la stessa vivacità espressiva ad aiutarci a catalogare queste tele, a coglierne la strana ed esotica bellezza. Anche quell'ingenuità di cui parlavo – e che sembra caratterizzare un'opera come "La culla" – non può essere ricondotta semplicisticamente alla nota poetica dei naif, a cui la Taliani pur rimane parzialmente legata per alcuni motivi di fondo, quali la gioiosità del colore che non è di tipo naturalistico, gli elementi decorativi che svolgono una funzione chiaramente allegorica e anche per un certo surrealismo che qui traspare con insistenza. Ma è giusto dire che il lei il primitismo è solo intenzionale e anche l'istinto interviene ma è subito frenato da una sottile raffinatezza di cultura e di gusto. …
La pittura di Grazia Taliani, con la sua apparente ingenuità, conduce subito ed inevitabilmente ad un accostamento con l'espressione figurativa dei naif, coi quali condivide la poetica spontanea, il gusto gioioso del colore e la libertà di un processo creativo, ricco di spunti e suggestioni.
Se ne diversifica però per un ordine culturale sicuro e raffinato, nel cui intreccio sembrano confluire certe "reveries" chagalliane ed il mondo incantato e fantastico del "doganiere" Rousseau.
D'altra parte tutta l'opera della Taliani è permeata da un'evidente valenza surrealista che tende a superare la frattura tra mondo interiore ed esteriore, l'antitesi sofferta tra la verità del sogno e la realtà dell'esperienza, cosiddetta "normale".
Quello che appare sulla tela, con l'urgenza di un atto liberatorio, è il mondo segreto dell'artista, il continente sommerso dei suoi vissuti profondi, delle esperienze stratificate nel corso di un'intera vita e rispetto alle quali l'A. si pone come "pars costruens" di un processo liberatorio che deve avvenire senza distruggere.
Ed ecco che si avvera, attraverso un linguaggio pittorico
Mostra a Firenze"I misteriosi percorsi della memoria nella pittura di Grazia Taliani "(Vera Franci Riggio)

spinto, a volte fino al limite della semplificazione puerile, la raffigurazione e la sublimazione di un mondo profondamente amato, visto, nello stesso tempo, come polo di attrazione e repulsione: qualcosa da porre come elemento diversificato da sé e da cui distanziarsi, per non restarne prigionieri.Attraverso una scala cromatica che spazia liberamente fra le tonalità più contrastanti, emerge una realtà quotidiana, vissuta con amore, ma avvertita anche come problematica. È la donna, coinvolta oggi più di ieri, nel pirandelliano gioco delle parti: una, nessuna, centomila; tante identità quante sono le variegate sfaccettature del suo essere e la conseguente sofferta necessità di scegliere, nella certezza che qualcosa vada comunque sacrificato. Ed allora tutto diventa importante in questo microcosmo, il cui spazio è suddiviso come una partitura musicale che si vale dell'orchestrazione per conseguire l'effetto corale. Vera Franci Riggio
Contro ogni apparenza Grazia Taliani è pittrice figurativa della realtà e il clima di gioco e i toni della fiaba che attraversano molte delle sue opere non devono essere sottovalutati.
Le figure della Taliani sono parte di un esperimento che la delicatezza istintiva traveste nella forma del gioco, rivede e definisce con grande perfezionismo. Estrema cura per il dettaglio, passione di rifinire, che è una filosofia della vita, un gesto insieme umile e grandioso della pronta collocazione lungo il laborioso susseguirsi delle immagini libere, tenere e ludiche.
Grazia Taliani lavora nel grande; i colori splendono nei suoi quadri raffiguranti bambini che giocano in casa o all'aperto, animali domestici o liberi nel paesaggio, fiori in vasi o nella natura, giocattoli e pupazzi, interni del proprio ambiente dove vive, quale omaggio costante al quotidiano, al privato e all'intimistico. Eccola impegnata con fervore creativo e fantasia, cercare l'invenzione e l'immagine, ponendo al centro il gioioso rapporto con la realtà e la sua vicenda umana, in una pittura che deve dare senso alla vita.
La pittura è emozione, è ritmo, è musica, è realtà e lotta, come è inconscio e mistero. I suoi quadri sono racconti favolosi, uno richiama l'altro, in un racconto che è movimento, che cammina, si evolve.
Grazia Taliani è donna e pittrice, di grande sensibilità, che si racconta senza parole con segni e colori, che si incanta e si accanisce sul lavoro perché sa che ci vuole grinta per vivere la vita, ma anche e
Mostra a Pontedera
"Arte & Dintorni" Mario Meozzi
Realtà di gioco e di fiaba

soprattutto amore. I suoi racconti, in oltre venti anni di attività intensa hanno la genuinità freschezza, sono sempre terrestri e celesti.Ciò che la distingue dal semplice naif è non solo l'indagine introspettiva dei fenomeni in genere, ma anche la salda conoscenza, oltre alla pittura e all'acquerello, delle tecniche decorative raffinate e dell'incisione.La Taliani ha il dono dell'invenzione, che le consente di rianimare ai limiti della deformazione espressionistica qualsiasi contenuto, caricandolo di significati personali, sempre elaborati a livello di ispirazione e di esecuzione.
Grazia Taliani: Realismo Lirico
Con questa suggestiva esposizione, la Taliani illustra -attraverso le sue opere originali – soggetti lì per lì scaturiti da cose comuni, ciò che si trova intorno a noi , nell'uso della nostra esistenza. Per ben comprendere occorre vedere come sono rappresentate nella loro evoluzione artistica moderna, tanto ne escono narrazioni di caldo senso lirico, non limitato in una qualsiasi corrente pittorica, negli oli, nella grafica, nelle incisioni. Sono, infatti, memorie che hanno tutte una finalità comune espressiva, dove la pittrice è se stessa e trasmette le sue emozioni, le sue sensazioni. Insomma, mette a nudo il proprio " io" che grida, in composizioni "urlate": l'artista che partendo dal figurativo espressionista penetra nel realismo lirico, in voga nella poesia contemporanea.
La natura, i colori, sono per la Taliani compresi nel fermento di qualcosa che cresce nelle difficoltà dell'esistere. I colori, per lei sono esplosione di sentimento; uno stato d'animo che si adatta ad essi. Basta soffermarci a certe significative composizioni, come La Tinozza con barchetta, Chiara, La luna sulla sedia, L'albero di Dioniso, Nel Bagno un soffio di vento, La cucina fucina, IL seggiolone. Si tratta di stesure pittoriche inedite, invenzioni creative, in piena sintonia con gli artisti che illustrano il nostro tempo, in spazi suggestivi , suggeriti dalla migliore tecnica nelle loro produzioni.
Grazia Taliani e un'artista colma di sentimento, ne reca l'impronta questa documentata mostra, nei fantastici segni coloristici, senza ricorrere alla metafisica, alle sorprese oniriche proprie del surrealismo. Nel realismo lirico ci sta pure per lei il naturalismo eccitato, episodico nelle espressioni, venute dal sentire i turbamenti del nostro tempo. Tutto è vivo in questa mostra di Grazia Taliani, la pittura compiuta, compresa fino in fondo dai numerosi visitatori, studiata e apprezzata dalla critica.
Roberto Gaggini Dal Corriere dell'Adda 7 dicembre 1990
La prima volta che ho avuto modo di osservare esposti numerosi lavori di Grazia Taliani (e non singoli disegni o tele) non ho potuto trattenere né la meraviglia, né l'apprezzamento per una scoperta straordinaria e complessa: come accade a chi abituato a scorrere con lo sguardo indifferente su oggetti e paesaggi che appaiono quasi incolori, ne scopre improvvisamente luci e colori abbaglianti, come quando il bruco diventa farfalla: in realtà è stata la scoperta di un mondo finora chiuso, un cancello aperto su un giardino delle meraviglie: ecco spiegarsi, infatti, un universo intero di forme, oggetti, cose, tutte vivissime, animate, ricche dello splendore della creazione.
Per questo ho accettato di fare questa breve presentazione della mostra: non da esperta, ma da amica partecipe che crede di aver intuito nel suo apprezzamento, le motivazioni profonde dell'autrice e perciò, anche da complice, nel tentativo di svelare i misteri di questo universo, che sono infiniti e soggetti (come in tutte le opere d'arte) ad infinite interpretazioni.
Così ho iniziato la scoperta dell'artista, anzi della donna artista, oltre che dell'amica, cercando, nella sua storia, di cogliere le motivazioni dell'espressione, i moti profondi e le ansie che l'hanno tormentata e spinta ad usare i pennelli, i colori, i vetri, la terra, le conchiglie, il legno dei remi abbandonati sulle rive deserte del mare
1990 Presentazione Mostra "Galleria Il Navicello", Pisa
"Storia artistica ed umana di Grazia Taliani" (Grazia Fassorra)
Mediterraneo (che tanta importanza ha nella sua produzione), gli intonaci di antiche ville: perché in tutte le cose del passato, per Grazia, è presente un'anima, una particella di vita a cui lei lavora fino a farla risplendere di nuovi colori.Gli oggetti inanimati (quelle congerie di conchiglie e di sassi nel suo studio e nella sua casa) diventano pezzetti di mosaici sfaccettati, come appare la sua personalità.Ma quello che mi preme sottolineare qui è il suo rapporto di donna con l'arte: la fatica di vivere e di creare, dopo l'altro lavoro: perché questo è il destino della donna, perché per lei la vocazione deve venire dopo il resto: per giorni, per anni, come un nodo profondo come un tempo rubato: qui è infatti l'eterna contraddizione tra vocazione (o dannazione storica) o liberazione della propria creatività.È in questa sofferenza che ritrovo la profonda umanità della donna, oltre che dell'artista e che me la rende vicina, durante la fatica del vivere quotidiano: le notti passate in mezzo a tele e colori (perché ormai il tempo rubato, agli altri, alla famiglia, al lavoro, può essere solo quello), il nascondere i colori durante una vacanza con i figli, il creare colori, pennelli e "tele" con le cose che si trovano per caso sulla spiaggia senza farsi vedere, come se fosse un gioco: tutto questo fa parte delle sofferenze dell'artista che cerca di sciogliere quel nodo, quell'ansia profonda di creare, di rendere vivo per gli altri quello che cresce dentro: quel modo originale e personalissimo di vedere le cose del mondo che la colloca al di là di ogni categoria, o scuola, o corrente. Non ha mai ceduto: con ostinazione, con durezza, anche, ha continuato la sua storia di artista. Dalla decorazione dei suoi vetri (anzi dei vetri di casa sua), ai presepi per il Natale in famiglia, alla culla dei figli: ogni cosa che la circondava è divenuta soggetto e oggetto d'arte, fino alla maturità.Allora sono venute le mostre (in Sicilia, in Toscana e in altre regioni) quando la consapevolezza della maturità raggiunta ha consentito quel salto di qualità che è fondamentale per ogni artista: dare al pubblico, da sé agli altri.E allora sono nate anche queste opere nelle quali si coglie pienamente la sua storia artistica ed umana. Ecco la tecnica straordinaria di costruire fantasie su geometrie perfette.Ecco la prospettiva personalissima che colloca gli oggetti non secondo razionalità, ma secondo una visione di affetto che li distorce, li fa lievitare, li rende umani, come quell'annaffiatoio sempre rovesciato (metafora dell'esistenza), perché sempre in bilico e tra i piedi di tutti, bambini e animali e posto in evidenza nella sua precaria pateticità. Ecco il colore altrettanto straordinario e personalissimo, legato al trascorrere della vita di ogni oggetto, o paesaggio, o fiore: certo, i girasoli sono blu, perché quello per Grazia è il colore di qualcosa che ha esaurito la stagione del suo giallo spendente e che si avvia verso la morte.Chi può contestare che questo colore dei girasoli moribondi, soggettivo, sia in realtà un dato oggettivo? Quale valore assume il gioco tra l'immaginario e reale!E la campagna toscana gialla, blu, verde, come una tavolozza irreale ma quanto reale nella fantasia che coglie il ricordo delle stagioni che scorrono e, nella loro mutevolezza, trascolorano il paesaggio davanti ai nostri occhi!I cipressi del cimitero diventano allora fiamme viventi e simboli (maschio e femmina) della vita che nasce sulla morte e che sfida il cielo tormentato.Che il simbolismo sia una delle chiavi di lettura di queste opere?Non credo che sia necessario ricorrere a schematismi, o categorie di riferimento, ma cogliere invece la magia nel gioco perenne tra ricordo, immaginazione e vita reale: la farmacia dell'alchimista, tutta giocata nelle geometrie, sul colore e sulla fantasia ci riporta le simbologie arcaiche di alambicchi e serpenti per rincorrere altre fantasie al di là della storia.Fino agli uccellini dipinti sulle tazze da caffè che se ne sono volati via (nel patio di un agosto mediterraneo) sulla parete, ad osservare la scena, da poco vuota di persone; è come un animismo che penetra nelle cose ed oltre, fino a farle sdoppiare, moltiplicare, sfaccettarsi in una perenne fuga di specchi e perché no? di illusioni. Così le cose della memoria (i ricami della tovaglia della nonna, il cestino dei bambini, la vecchia biciclettina attaccata ad un chiodo ecc…) si mischiano in un rapporto dialettico continuo di affetti, di memorie, di reale e ci aprono orizzonti di felicità o di inquietudine o di esaltazione. Credo che la lettura di queste opere sia un'avventura personale profonda, a cui invito i presenti come ad un momento di indispensabile approfondimento, perché è quello che l'artista vuole e che sa: ora che ce le ha comunicate, queste opere sono anche nostre, ce ne appropriamo con l'emozione di chi ritrova un po' di se stesso, forse con un po' di malinconia.Pisa 20 ottobre 1990 Grazia Fassorra

desolata", come quella descritta dal poeta Eliot. Anche gli oggetti di un tempo (la stufa, il telefono, la polenta, il seggiolone in legno) diventono strumenti per evocare un sapore perduto e dimenticato, un gusto di essere di nuovo a contatto con la natura, con un modo di vivere più semplice e spontaneo.La pittura come segnale di protesta e come tentativo estremo di riappropriazione del mondo; emerge uno scenario fantastico, inventato, che si oppone alla fredda civiltà tecnologica dei nostri anni, il grande personaggio assente.La scelta di una pittura primitiva e naif non nasconde mai una caduta di tono o un movimento sentimentale ingenuo: alla base di questa ricerca artistica esiste un profondo gusto artistico, una vera conoscenza della stagione pittorica moderna, i colori sembrano usciti dalla tavolozza pittorica di Van Gogh, Gaugin, Botero. Il tentativo, pienamente riuscito, è quello di collocarsi nel solco della pittura di invenzione che cerca strade nuove, inventando spazi, colori, forme, proporzioni, non accontentandosi più di una riproduzione realistica della natura.La scelta fantastica, sorretta da un'autentica vena lirica e da una felicità di invenzione, consente di creare dipinti pieni di sorprese, scatole di sogni che si aprono a nuove avventure, a viaggi sorprendenti. Il senso di sorpresa e di freschezza risulta evidente, al contrario molta pittura contemporanea vive nella ripetizione e nella fredda applicazione di cifre stilistiche informali ed astratte. …
Incantata visione (Riccardo Ferrucci)
Logge della Pretura
La pittura per Grazia Taliani è strumento essenziale per comunicare un proprio mondo interiore, in una continua ricerca di armonia con l'ambiente, gli animali, gli uomini, gli altri. Nella sua campagna dove vive ha ricreato uno spazio artistico; dalla ricchezza dei colori dei fiori ai vecchi oggetti di arredamento, dalla compagnia degli animali ai tessuti ricamati con tecnica antica.
La sua pittura ad olio conferma l'idea dell'arte che vuole esprimere un grido di rivolta verso una società fredda, tecnologica, arida di sentimenti.
La casa di campagna distrutta, con il buco sul tetto che diventa un grande occhio vuoto, sembra esprimere compiutamente questo senso di disperazione, questo aggirarsi in una "terra

Grazia Taliani ha la capacità e la possibilità di vivere in un suo mondo di favola. Una favola che prende avvio dalla realtà per poi tramutarla in immagini che di quella realtà vogliono essere soltanto la metafora rasserenante, anzi, è meglio dire, la sua fantastica liricizzazione.
All'inizio – parlo di oltre quindici anni fa – pareva già avere il sopravvento la caparbietà, intendo la ricerca cocciuta di una via di fuga che consentisse il superamento di un quotidiano che si stava aggrovigliando per intrecci esistenziali, per eccentricità, ma anche per un preciso intenzionale desiderio di andare oltre la banalità di una realtà provinciale che pareva esaurirsi nella ripetitività e nella noia. Erano gli anni struggenti di una ricerca ancora in atto che ogni attimo presentava scelte obbligate, percorsi vivi, decisioni non facili. Ma la stranezza del caso volle che Grazia Taliani si trovasse – dopo l'Università – a dover insegnare "geografia politica" in una scuola superiore! Erano nati vari atteggiamenti che convivevano con altre forme di vitalità intellettuali e che lasciavano sopite e in ombra le istanze "più urgenti della comunicazione creativa", istanza espressive legate alla manipolazione poetica della Realtà. Scrivevo allora che la generosità originaria si realizzava per lei nel tripudio di un intimismo da dividere con altri, e ai figli – partoriti o cercati con la stessa materna passionalità – avrebbero dovuto aggiungersi nel tempo altri eventi, altri figli calati sulla tela con identici slanci.
2001 - "Vent'anni di attività artistica" di Dino Carlesi
Una metafora rasserenante della realtà.
Ma Grazia Taliani seguitava a disegnare, ad inventare capricci grafici, a rammodernare un vecchio abito, a giocare con i cappelli di un ottocento familiare e spiritoso: gli oggetti di casa venivano appesi alle pareti di cucine da sogno, con madie e vecchie lampade, mentre un pavone giocava a far la ruota prima di vedersi dipinto su una tela verde e rossa. Ogni elemento entrava a far parte di una "situazione" che era psicologica prima che artistica, fino a proporsi in mille modi rappresentativi e in forme che non rimanevano chiuse in se stesse ma che si effondevano anche in situazioni intellettuali, libertarie, etiche: la sua pareva sempre una forma di ribellione interiore che doveva contrastare la quiete abitudinaria di una stagione non creativa e a anche mutare il volto abituale dell'esistenza, di una filosofia di vita, e anche condurre al superamento di una visione naturalistica o di u na posizione ideologica o di un giudizio preesistente. La sua laicità problematica animava una ricerca intensa e continua che doveva dare i suoi frutti. Il suo spazio di campagna era il centro del suo spazio di mondo in cui i membri della famiglia si realizzavano in virtù di una risurrezione amicale che Grazia otteneva in ogni istante, non solo dipingendo gli angoli o gli umori di un luogo spirituale o vitale ma accostando situazioni e storie, intrecciando vicende, gioie, problemi. Il miracolo della Taliani muoveva sempre da due nuclei di osservazione: il mondo dell'"essere" come occasione visiva di una natura stupefacente ed il mondo come nucleo affettivo che doveva trovare sistemazione (come poi è avvenuto) in nuovi spazi, perfino nella casa, in porte che si aprivano, in scale o studi o cucine che diventavano funzionali per necessità ma anche fantasie liriche per appagamenti spirituali e vaghezze di felicità. Si ripeteva

per lei l'infantile gioco degli arredi natalizi – alberi, palle, decorazioni – con personaggi di creta e ponti e case, per esaltare la naturale predisposizione all'incanto e all'armonia coloristica. Si dovevano recuperare gli stupori di quell'età, gli incantesimi di una stagione del cuore che tornava a rivivere e che non aveva più alcun timore di misurarsi con l'anagrafe! Intorno, per Grazia, il respiro della natura si tramutava in sollecitazione morale e in provocazione espressiva: o magari spingeva a viaggiare, di giorno e di notte, per rintracciare un maestro e un torchio per poter realizzare una lastra che fissasse un'ora del giorno, il sorriso di un bambino o il frascame di un albero. Questa "natura" ella sapeva di non poterla "ricopiare" e il tentativo di riprodurla intatta su una tela non le poteva piacere, quasi meditasse su quel famoso "pensiero" di Leonardo col quale egli chiariva che l'arte era, sì, "figlia della natura" ma che l'artista doveva aggiungervi sempre una "sottile invenzione": un giudizio di grande rilevanza storica che condurrà all'enorme valore che acquisteranno nella storia dell'arte le "invenzioni linguistiche" e il ruolo che l'invenzione acquisterà nell'era moderna.Fu questa la posizione che Grazia avrebbe assunto di fronte alla realtà naturale, magari cogliendola nei suoi aspetti sensoriali ed emozionali, ma soprattutto arricchendola di una sua certa ma ingenua immaginazione: fu questa la sua prima visione naïve alquanto rielaborata da un filo di intelligente ironia. Fu questa la linea che ella è andata perseguendo in questi ultimi anni, realizzando opere che vanno ben oltre l'aspetto ingenuo – popolare – unendo alle esigenze di una ingenuità istintiva anche la razionalità di una visione intenta a cogliere gli aspetti più umani e drammatici del vivere.Il suo modo di avvicinarsi alla Realtà è, in parte, sconcertante, sia per l'aspetto idilliaco dell'universo che ella ama, sia per la memoria dei motivi di giustizia e lealtà che non le sono stati mai estranei e sia per la ricchezza continua di elementi decorativi che sopraggiungono sempre sulle tele quasi per recuperare una festosità stimolante che spinga ben oltre la descrizione minuziosa del reale.Grazia sa di vivere in un mondo ormai votato all'aridità della tecnologia e tenta di uscirne col ricorso ad una immaginazione che ammanti di magia le cose più ordinarie così come fa in casa col recupero di antichi oggetti o giocattoli o ciottoli o uccelli o stufe o nani o bambole o sedie, magari intervenendo con i colori e i segni per recuperare un valore di memoria e innalzare a nuova novità un elemento logoro e smarrito. Sa di dover contrastare il destino scientifico della nostra epoca in cui gli uomini giocano alla vita e alla morte sulla pelle del mondo, dimenticando – e facendosi dimenticare col chiasso più o meno occulto – il tepore di un antico cassetto pieno di vecchie cianfrusaglie, o un paesaggio dilaniato da brutture: tutti emblemi di una vita che aspirano a riappropriarsi di un senso o di uno scopo – almeno su un foglio dipinto – per andare oltre il tempo immediato, lo spazio angusto e vincere così la loro stessa morte. Oggetti che Grazia recupera in ogni parte del mondo, usciti da altre mani e da altri cassetti, dal Perù a Ventotene, da Sovrana a Tunisi o a Marèttimo nelle Egadi, dall'Iran all'Alsazia, elementi trasferiti poi dalla memoria nei bozzetti e nei fogli preparatori, reinventandoli o ricucendoli a storie di origini e di vicende solo poeticamente vere. Sono questi i momenti in cui dalla colata lavica andina emergono antichi emergono antichi e piccoli "tronchi di ginestre" sparite; oppure il "paesaggio vulcanico" subisce il cambio magico di una impossibile fioritura di sterpi colorati, quasi perché la vita continui con ostinazione e grazia a nutrirsi di blu e di cobalto; oppure la "camomilla" si unisce con letizia al rosso dei papaveri in festa; oppure la "Madonna di Levanzo" tenta di chiudere la sua tristezza vivianesca in un corollario gioioso di volti e rose.Gli scenari di Grazia ormai si susseguono con ritmi frenetici: damaschi vellutati circondano la peruviana "Pietà" di Macchu Picchu, gli "olivi della campagna etrusca" crescono sulle tombe di Sovana, le papere o i gatti bianchi e neri ricordano una loro storia segreta di amori e di materni affetti, fino ai piccoli quadretti in cui ritornano a vivere come fiabe antiche minuscoli ricordi di un letto coniugale, di una tomba di famiglia, di un piccolo "ambulatorio per il Dr. Argelli", di una minima cucina con pavimenti piastrellati in prospettiva, un orologio col quadrante colorato, un focolare, una stufa, una gabbia, un fiore secco, una madia, una lampada liberty: l'impegno di Grazia Taliani nono conosce fatica e la volontà l'ha fatta crescere tecnicamente ed umanamente: il suo festoso simbolismo nasce da motivazioni significative e necessarie, senza cadere più in forme di stanco crepuscolarismo. La sua diventa una confessione quasi privata, ricca di suggestioni, al limite di un surrealismo che sfiora l'incanto di una metafisica tutta particolare, in cui raramente la gioiosità del colore è di tipo naturalistico e gli elementi decorativi svolgono una funzione chiaramente allegorica; il suo primitivismo è solo intenzionale e anche l'istinto interviene, ma è subito frenato da una sottile raffinatezza di cultura e gusto.Anche la parte grafica ha subito sollecitazioni interessanti ed ha portato a risultati nuovi: esemplari sono le acqueforti dal titolo "Avena al vento" e "Chioma al sole", sia per l'intreccio finalmente liberato da ogni pesantezza descrittiva e sia per il valore totale di un "insieme in cui ogni senso ha la sua rapida motivazione e trova nel tutto il suo equilibrio compositivo. Il segno si è ingentilito e alleggerito in una sorprendente tessitura di ramificazioni limpide e può distendersi senza smarrimenti in un gioco di tronchi e di ramificazioni esemplare. Sottili e meno aggressive le decorazioni, le altalene e anche un "Pergolato a Vulcano" che riesce a condurre nei piccoli riquadri una scrittura amabilissima che rientra nel più ampio spazio centrale. E anche le originali sequenze poetiche di Ungaretti si fanno fini testimonianze – scritte e incise – di gusto estetico e letterario.Sono lieto di poter prendere atto del raggiungimento di taluni traguardi estetici nel lavoro di Grazia Taliani. Quelli che erano solo i "segnali" figurativi di una sua attenzione particolare verso il mondo delle "cose" (intese in senso lato come situazioni e presenze di vita) stanno trovando un loro "ordine" e una loro "misura": i colori ed i segni si adeguano ormai con sicurezza ai suoi "non luoghi" della realtà, che sono quelli della realtà altra, quella che è legittimata dal gioco dell'invenzione e che è l'unica che abbia valore nel campo della poesia, sia pure pittorica. La rappresentazione è realizzata attraverso invenzioni di strutture che rimangono sempre in bilico tra la staticità abituale e quella arbitraria ma poetica attraverso l'uso di colori che vanno fuori grammatica per ripristinare una felicità perduta e attraverso le impaginature di situazioni affettive che vanno ben oltre le loro naturalistiche presenze fisiche. Si avverte il miracolo: l'equilibrio tra le opere ancora legate alla rappresentazione e quelle legate all'invenzione.E voglio confermare le parole con cui chiudevo un articolo su di lei nel lontano 1988: la pittrice sta vivendo uno stato di grazia e il mondo è tornato ad essere per lei il luogo entro cui consumare la gioia di esistere.Febbraio 2001 Dino Carlesi
Renzia D'inca – Mostra Pontedera 8 Marzo 2003
L’opera d’arte, i processi visionari, il corpo-madre.
L'opera d'arte, i processi visionari, il corpo – madre II problema del femminile e, storicamente, quello dell'essere state declinate al significante maschile. La donna come genere femminile, infatti, è stata definita dal linguaggio, patrimonio ad uso, indiscriminato, del genere maschile. E' la forma-pensiero che costituisce I'opera scritta, interpretata e trasmessa come modello culturale alle future generazioni, attraverso il Linguaggio della legge, della medicina (per non parlare della religione), il linguaggio dell'economia e del lavoro, quello, ad alta densità fantasmatica per gli intellettuali e per gli artisti, della trasmissione dei saperi e del costume, ma anche, più concretamente, dei ruoli all’ 'interno della società e della famiglia, del rapporto con la discendenza, dell'educazione (diversa, perche diversamente fondata dal potere, per i figli
maschi e le figlie femmine, anche se educati dalle stesse donne e madri).II problema della dominazione semantica è, da sempre, il dominio dei suoi contenuti di potere. Nominare vuol dire appropriarsi del significato simbolico sotteso agli oggetti e ai soggetti, vuol dire dominazione su spazi fisici e su spazi simbolici (non a caso avere su Internet un sito con un nome proprio si dice oggi "avere un dominio").Generare figli in senso fisico e simbolico non ha avuto significato, per il femminile, che il dominare il mondo se non per la sua parte ombra. Anzi, questo potere e stato, nei secoli, arbitrato degli Stati come uno dei primissimi atti decisionali da parte dei governi: decidere sui destino del CORPO femminile, generatore di vita in quanto generatore di futuro, e decidere sui futuro della politica e del dominio della Terra. Se poi la donna, nel suo essere concreto, generatrice di vita, grazie al movimento storico novecentesco del femminismo, si accredita il diritto di essere portatrice di creatività intellettuale e quindi anche artistica, la capacita di dominazione sui reale assume un carattere dirompente, con tutto il suo potenziale di detonatore di antagonismi che caratterizzano le contraddizioni del post-femminismo, condizione vissuta da molte di noi, figlie della cosiddetta modernità. Con la capacita di dominare il mondo e dare ad esso un contenuto di senso finalmente nuovo perche, appropriandosene, le donne artiste hanno generato due volte (come madri effettive e/o potenziali e come intellettuali), la condizione della cosiddetta modernità, vive una ulteriore contraddizione: quella tutta femminile dell'Occidente opulento, che ha in qualche modo accusato il colpo dell'assunzione di ruolo da parte delle donne che si confronta con le donne del Mondo etnico non Occidentale.Si tratta di un confronto scomodo fra donne che hanno appena acquisito una nuova identità (secolarmente condizionata, condizione cosi recentemente acquisita), con sorelle che la modernità permette di conoscere (e siamo qui di fronte ad un'altra contraddizione infuocata, emergenza del passaggio di Millennio che ci tocca vivere), ancorate ad una condizione femminile che fa inorridire per I'arretratezza del modello e che rappresenta la vera emergenza della sfida femminista che, generosamente le donne del mondo occidentale, teorizzano e concretamente cercano di sviluppare in questa svolta di Millennio.Detto tutto questo, per parafrasare e dettagliare storicamente una necessita storica, esiste hic et nunc la necessita critica e filologica di interpretare e assumere in modo storico e simbolico il lavoro creativo di due artiste (in quanto tali, due volte creatrici, dunque, date le premesse epistemologiche) nell'ambito di una occasione come questa occasione dell'8 Marzo 2003, in un Paese quale I'Italia, inserita nel sistema dell'Occidente. Grazia Taliani e un'artista che possiede il dono della leggerezza, quella descritta da Calvino nelle sue "Lezioni americane". Grazia sa re-inventarsi giorno dopo giorno la vita nella sua dimensione archetipica, mettendo al centro della sua poetica 10 spazio fantastico della consecutio temporum degli eventi . Ogni minima segnale della natura e delle sue creature (siano reperti fossili, vegetali e animali, repertori di artigianato folk e di collezionismo cosiddetto minore, oggetti animali ed inanimati, patrimonio della nostra microstoria comune familiare e collettiva, patrimonio spazio-fisico e della spiritualità condiviso presso la dimora di famiglia in Val di Cava) riscuotono in lei un palpito esistenziale che entra in circolo con la sua vita e quella delle vite che orbitano intorno alla sua sfera di influenza. Grazia ingloba 10 spazio tempo, germogliandolo e fertilizzandolo, con la sua fantasia affascinatrice e sbocciante. Le sue tele, oli in prevalenza, ma anche il segno inciso da una mano levigata, che lavora in sottrazione, restituiscono nei diversi passaggi della sua produzione artistica, un universo che spazia dalla domesticità naive (il gatto, i cagnetti, le oche, gli spazi della casa-vita orlati della bellezza, rasserenanti spazi della rinascita e della quintessenza naturalistica) fino al risultato più recente della sua produzione che la vede protagonista dentro 10 spazio della sua stanza-mondo a rispecchiare la condizione del femminile allargato, alla stanza vita delle donne del Terzo e Quarto mondo, angeli ormai consueti, abitanti delle nostre strade e realtà domestiche quotidiane occidentali!. Frutto di viaggi e meticciati, i lavori più recenti di Grazia, risentono del clima multi-etnico delle sue esperienze di nomade in terre di Medio ed estremo Oriente con lo sguardo diretto alla condizione del femminile in quei luoghi: dominio di sabbie dei deserti, di cammelli, delle bellissime città delle case torri dello Yemen, dei pepli-mantelli femminili dai colori sgargianti che coprono - scoprono il mistero della bellezza enigmatica che non svela e che sembrano, per vivezza cromatica dei colori ad olio sui toni rosso-viola, ricordare certe mappe di città medievali toscane redatte dal Rosso di San Secondo e Beato Angelico, dentro cui le masse plastiche si nascondono alla vista mimetizzandosi coi colori del deserto.

Sergio Scarselli presenta
"La mia Africa" Pisa

Cerca nella pittura un modo per essere libera, libera di manifestare il proprio mondo di emozioni, le proprie urgenze interiori, le proprie avventure intellettuali…
Salvatore Amodei
La sua sensibilità traspare dai quadri che riproducono in alcuni vari stati d'animo, mentre in altri si possono ammirare stupendi paesaggi; in questi ultimi la Taliani usa il mezzo tecnico, ora con rigore, ora con dolcezza, con tonalità cromatiche sfumate o intense…
Enzo Bianca
… questo senso ultimo della "fine" assoluta è mascherato con entusiasmante e accorta malizia ed ogni turbamento e fastidio vengono filtrati dalla luce della mente che concilia vita (presente) e morte (annunciata). Su questo crinale inquietante nasce la poesia di Grazia Taliani … Per esprimere questo caldo bisogno di partecipazione al mondo lo strumento principale rimane per lei la rappresentazione vitalistica del mondo circostante: ed essa è realizzata attraverso invenzioni di strutture sempre in bilico tra la staticità abituale e l'attiva protesta arbitraria ma poetica, attraverso l'uso di colori che vanno fuori grammatica per ripristinare una felicità perduta e attraverso impaginature di situazioni affettive che vanno ben oltre le loro naturalistiche presenze fisiche.
Dino Carlesi
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La Grazia ha avuto la spinta iniziale e le sue lezioni nelle isole del sud d'Italia che lei ama tanto, tormenti, colori e profumi di terre ricche di umanità…
Nello Chetoni
Ecco la prospettiva personalissima che colloca gli oggetti non secondo razionalità, ma secondo una visione di affetto, che li distorce li fa lievitare, li rende umani nella loro precaria pateticità…
Grazia Fassorra
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La visione miniaturistica di una realtà quotidiana, si alterna e si fonde, senza contrasti, con rappresentazioni cromatiche squisitamente impressionistiche: il tutto e sempre alla ricerca di una dimensione magica.
Vera Franci Riggio
L'opera della Taliani recupera e sublima il mondo che ama, senza perdere la naturalezza di un linguaggio che trattiene in sé, ancora intatte, tutte le doti di immediata comunicazione tipiche della fanciullezza. La sua semplicità lineare, volutamente portata al limite della semplificazione puerile, si completa con un colore urlato, a volte prevaricatore che si oppone ad una civiltà tecnologica che "mette l'uniforme ai nostri pensieri".
Gioia Gardo
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Mette a nudo il proprio "io" che grida, in composizioni "urlate": l'artista che partendo dal figurativo espressionista penetra nel realismo lirico… La natura, i colori, sono per la Taliani compresi nel fermento di qualcosa che cresce nelle difficoltà dell'esistere. I colori sono espressioni di sentimento.
Roberto Gaggini
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Gazie della gioia che così amorosamente la sua pittura sa donare sino a tradursi in poesia dell'anima.
Vincenzo Marotta
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Una egregia pittrice da "minimale", di cose cioè consuete e care della vita individuale quotidiana che il colore trasforma in una poesia.
Giovanni Nocentini
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Notevole la gamma dei colori, il vivo senso poetico e la tematica; felice, libera, nel suo genere coerente, Grazia Taliani si è presentata con gusto e con stile.
Jolanda Petrobelli

Grazia Taliani, fantasiosa dipingitrice del monte, amica degli elfi, dei draghi, degli orchetti, fedele discepola della greca mitologia.
Luigi Ottaviani
Di fronte a queste tele siamo investiti della sonorità cromatica di un'energia pittorica effusiva incontenibile. Sembra che in esse una nuova fisica prevalga sicchè colori e suoni, in una sorta di magmatica fusione, giungono a noi attraverso onde dello stesso alfabeto spettrale. Così intensità, disposizione, mescolanze di colori, secondo spartiti mai eguali, sono, al di là del segno figurativo ora grida, ora schianti, rombi, schiamazzi, urla, ora sommessi fruscii, ora domestici rumori antichi, ora elagiache pause, ora musicali silenzi. I colori divengono suoni ai nostri orecchi. Udiamo con i nostri occhi .
Giovanni Vallini
Il suo mondo sospeso a realtà e sogno, ovvero tra la dimensione quotidiana e quella stranita dell'immaginazione. Nelle incisioni i segni si affollano, talora sovrapponendosi quasi per una sorta di "horror vacui" conseguente a un eccesso di stimolazione, a un desiderio di dire e di raccontarsi che trova una propria misura formale e felicità di linguaggio nella tavola dei "tetti di Parigi" eseguita combinando l'acquatinta e l'acquaforte.
Nicola Micieli